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Made in Italy

Definire l’origine di un prodotto è indispensabile sia per quanto concerne l’applicazione di misure di politiche commerciali (dazi, misure di salvaguardia, restrizioni, eccetera) sia perché, agendo sulla qualità percepita, influenza le scelte di acquisto dei consumatori che devono essere sempre tutelate.

Il processo di scelta d’acquisto deve essere il più possibile consapevole. Il consumatore deve essere quindi messo in una condizione di conoscenza verso il prodotto o il servizio che intende acquistare.

Le tecniche di neuromarketing e la psicologia del consumatore sottolineano quanto sia importante riuscire ad individuare le motivazioni sottostanti alla decisione di acquisto del consumatore.


In particolare, il tema ha preso una certa rilevanza quando si è arrivati al processo di globalizzazione. Ciò ha portato alla formazione di atteggiamenti di consumo influenzati dall’associazione tra un prodotto e lo stereotipo del Paese da cui esso proviene.


Non tutti i beni o i servizi però, presentano dei riferimenti espliciti al paese da cui provengono e non tutti i consumatori sono a conoscenza delle informazioni che potrebbero rendere un paese più o meno eccellente nella produzione di un dato prodotto.


La marcatura di origine non è attualmente obbligatoria nel mercato comunitario ma è comunque oggetto di previsioni normative che sanzionano l’apposizione di marcature ingannevoli o false (pensiamo a tutti quei prodotti falsamente “Made in Italy” che mirano a far acquistare ai consumatori dei prodotti poiché associati alle qualità culinarie italiane).


È fondamentale specificare che vi è differenza tra origine e nazionalità di un bene. L’origine denota il luogo di fabbricazione mentre la provenienza indica solamente il luogo da cui un determinato prodotto viene spedito.


Dal 1° maggio 2016 è entrato in vigore il nuovo Codice Doganale dell’Unione Europea che disciplina la definizione del Paese di origine di un bene.


Vi si trovano ad esempio le cosiddette “merci interamente ottenute” ovvero i prodotti per i quali il processo di lavorazione si sia svolto esclusivamente e per intero all’interno di un singolo Paese.


Vi è poi il concetto di “ultima trasformazione” o “lavorazione sostanziale” e si applica qualora il processo di produzione sia avvenuto in due o più Paesi. Vi sono quindi delle indicazioni riguardo al numero e alla qualità delle operazioni minime che devono essere attuate affinché un prodotto possa acquisire l’origine di un Paese.


Per conferire l’origine è necessario che vi sia modifica nella sostanza della merce stessa. Ad esempio, la Corte di Giustizia Europea, chiarisce che non vi viene conferita l’origine qualora vi siano apportate solo attività di mera conservazione o che migliorino solo l’aspetto (modifica del packaging).


Per richiedere il Certificato di Origine bisogna compilare dei formulari disponibili presso la Camera di Commercio territorialmente competente rispetto alla sede dell’esportatore.


Oltre alla falsa indicazione (la dicitura “Made in Italy) vi è anche una tutela sulla fallace indicazione, ovvero nell’apposizione di segni o figure atti ad indurre il consumatore a ritenere che il prodotto sia di origine italiana.


Arriviamo poi all’indicazione di vendita “100% made in Italy” che avviene quando il prodotto rispetta sia una condizione necessaria che una condizione sufficiente.

La condizione necessaria fa riferimento all’origine del prodotto ai sensi della Normativa Europea sull’origine. Mentre la condizione sufficiente si riferisce al fatto che il prodotto deve essere progettato e disegnato all’interno del territorio italiano. Essendo però un’attività con natura immateriale è difficile definire correttamente se vi sia un collegamento territoriale.


Il certificato di origine è un documento ufficiale che attesta il luogo di produzione, estrazione o fabbricazione delle merci, ed è destinato esclusivamente a provare l’origine delle merci sulla base di documentazioni probatorie o di dichiarazioni effettuate dalle imprese.

L'utilizzo è limitato ai rapporti tra Unione Europea e paesi extracomunitari, quindi la sua presenza è da valutare al momento della commercializzazione dei prodotti extra UE.

In conclusione, con riferimento all’attività di realizzazione e commercio di stampe o pannelli per arredamento, in presenza dei requisiti di legge, sembra essere più attinente l’utilizzo di marchi e segni distintivi come, ad esempio, "Made in Italy”.






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